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Читаем по-итальянски Stefano Benni ACHILLE ED ETTORE (3)


Alla sera tutto il paese era in piazza, attorno ai due seduti uno di fronte all'altro. Ettore si mise le mani sui fianchi e per primo cantò:

- Achille Lanzarini fa tirar tutti i camini ma Lanzarini Agnese fa tirar tutto il paese.

Achille barcollò sulla sedia. Era un terribile versinsulto che faceva preciso riferimento alla sua bella e vivace sposa. Ma si riprese subito e intonò a sua volta:

- Ettore Baldi tutte le notti fa i cornetti caldi lui ne fa cento e altri due glieli fa Fiorenzo.

Il fornaio diventò bianco come farina. L'insulto riguardava una vecchia tresca di cui erano sospettati sua moglie e il postino Fiorenzo. Ma non si perse d'animo. Salì sulla sedia e declamò con voce tonante:

- Buono a niente scioperato che non sai distinguere una pera crassana da una spadona che mungi le galline che non sai cagar nell'erba che spari ai rondoni che la volpe ti ruba le bretelle che vai a funghi e prendi i satanassi e vai a pesce e prendi del freddo e i tuoi formaggi san di purga e il vino di piscio e c'hai più zecche del tuo cane più pidocchi di tua moglie più rogna del tuo gatto più bachi delle tue mele più croste del tuo porco.

Achille che era di famiglia di grandi tradizioni contadine, quasi stritolò i braccioli della sedia per questo insulto agricolo, ma prontamente replicò:

- Gran figlio della tua mamma che munge i cavalli e la dà in giro nei campi come il verderame e di tuo babbo che lo mette nel dietro delle anatre crude e cotte e di tutti i sissignore che fa tua sorella che non c'ha più neanche il tempo di parlare e di tuo fratello sparapippe e di tua nonna che se la gratta nelle pannocchie e di tuo nonno busone che s'è fatto più chierichetti di un cardinale e ha preso più scoli di tuo zio che si faceva tutte le vacche della stalla meno tua figlia che a quella ci pensavi tu i giorni pari e il somaro i dispari.

Ettore boccheggiò e sembrò sul punto di crollare, ma fieramente replicò:

- Carogna fetente di un fascistaccio più fascista di tutti i padroni fascisti della casa del fascio più fascista del peggio fascista che confronto a te Mussolini era un compagno che compagno a tresette ti ci vorrebbe Kappler e compagno a bocce il führer che sei più fascista di un prete fascista e più democristiano di un treno di suore e fascista più di tutte le esseesse passate di qua e di tutti i dittatori del Vanzenzuela e di tutti i preti che c'è a Roma e di tutti i padroni che c'è al mondo.

Achille quasi svenne per questo efferato insulto politico. Ma dopo un attimo, puntò il dito e disse tutto di un fiato:

- Fazazadecàz / pezedmérdacaràgnadunpórz / tastaràzzaadcazzaràzazàztotpi-nedbógn / catvagnancàncher / catvagnaunazidàant / sumarnàzdunsumarnàzstrazza-balimbalzévaferdalpépvaferdigrógnvetaturintalcùlvaferdibuchénstranzdunsfighédundsgraziéatmuressteetotchicumpagnaté.

La gente restò allibita, incerta se applaudire o gridare per l'orrore: un insulto così lungo in dialetto e in apnea non si era sentito mai.

Ettore accese una sigaretta e poi disse:

- Hai mica detto qualcosa?

Il sindaco per impedire altri reati di strage al pudore dichiarò il pari e patta. La bicicletta - ordinò - verrà giocata a fiatate, una sola per parte e senza l'uso di additivi chimici o di ausili meccanici.

In tutta la valle fu decretato lo stato d'allarme.

Vennero inchiodati gli infissi e rinforzate le porte, i bambini vennero zavorrati con pesi e le donne incinte portate in cantina.

La mattina presto i due furono messi di fronte a una distanza di cinquanta metri nel prato più ampio della zona. Achille si era preparato mangiando quattro casse di porri e cipolle crude, un chilo e mezzo di gorgonzola e una ricotta andata a male. Ettore si era spazzolato venti agli e altrettanti peperoni, e bevuto una damigiana di vino andato in aceto. Il sindaco diede il segnale d'inizio e la gente si appiattì a terra.

Per primo fiatò Ettore.


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